Sul convegno del 10 ottobre 2023

Il titolo che abbiamo voluto dare a questo evento: “L’indipendentismo è...”, così come il sottotitolo: “ occorre lavorare, organizzati politicamente, ad un progetto di “rinascita” del popolo siciliano”, è tratto da un capitolo del libro di Pippo Scianò Sicilia, Sicilia, Sicilia!

Lo abbiamo scelto perché, sebbene il libro sia stato pubblicato nel 2004 e riporti, articoli e scritti vari raccolti come “diario politico di un indipendentista nel primo anno del terzo millennio”, rappresenta in pochissime e semplicissime parole un vero e proprio manifesto politico attualissimo e impone riflessioni non solo sull’oggi ma soprattutto sul domani dell’indipendentismo siciliano.

Cosa è davvero l’indipendentismo siciliano oggi? Chi sono gli indipendentisti siciliani oggi?

Intanto usciamo da un equivoco assai frequente: per essere indipendentisti, almeno per me, non serve, o non basta, essere cultori dei simboli esteriori dell’indipendentismo: la bandiera, il saluto con le tre dita a ricordare la trinacria, o cose simili; non serve, o non basta, essere devoti custodi della memoria di fatti storici più o meno lontani e di uomini e donne che ne sono stati protagonisti.

Vorrei che non ci fossero fraintendimenti: la passione che muove chi ama la bandiera ed ogni anno celebra i vespri o va a Murazzu Ruttu è non soltanto ammirevole ma è anche un esempio di militanza e di attaccamento alla causa che non può che suscitare spirito di emulazione.

Ma se queste rimanessero manifestazioni esteriori non accompagnate da azioni politiche significative, rimarrebbero fini a se stesse.

A mio parere dobbiamo definire indipendentisti coloro che agiscono politicamente avendo come fine la rinascita del popolo siciliano e l’indipendenza della Sicilia.

Sembra una ovvietà ma, credetemi, non lo è.

Ma cosa significa: lavorare organizzati politicamente? Rispondo con un’altra apparente ovvietà. Per me significa: agire dentro una organizzazione politica e, se si ritiene che questa non esista, lavorare per la sua creazione.

Nella mia esperienza dentro Siciliani Liberi ho cercato di seguire queste indicazioni: dapprima redigendo, insieme con altri,  uno statuto che attribuisse a quello che allora era un movimento politico, la forma di partito, e, successivamente, da presidente, impegnandomi a far si che Siciliani Liberi fosse inserito nel registro nazionale (italiano) dei partiti.

Questo perché ero convinto allora e lo sono tuttora che l’indipendenza della Sicilia è una enorme questione politica e va affrontata con gli strumenti della politica. Ed un partito è certamente lo strumento principe dell’azione politica.

E allora ben vengano associazioni come Sicilia-Catalunya che agiscono sul piano sociale e culturale, ma l’impegno principale degli indipendentisti siciliani deve essere quello di costruire un forza politica capace di ascoltare le istanze dei cittadini siciliani, di tramutarle in programma politico e rendere l’indipendenza la prospettiva nuova dalla quale guardare ai problemi e intravederne la soluzione.

Se vogliamo dare un futuro all’indipendentismo siciliano dobbiamo “lavorare, organizzati politicamente” avendo chiari alcuni punti fermi.

  1. Una organizzazione politica, come qualsiasi altra organizzazione, deve strutturarsi assegnando ruoli e responsabilità in base a competenze e capacità. Non esiste nessuna organizzazione che funzioni senza avere adottato questi principi. Non esiste un esercito che abbia tutti soldati o tutti generali. Non esiste un’organizzazione aziendale che non preveda una catena di comando ben definita. Certamente un esercito o un’azienda non devono essere democratici, ma un’organizzazione politica si. Democrazia però non vuol dire omologazione, appiattimento. Sappiamo tutti che si è dimostrato illusorio puntare ad una organizzazione politica dove uno vale uno. Allora la questione da porre è: come definire ruoli e responsabilità in una organizzazione democratica? Certamente non possiamo affidarci a criteri autoreferenziali. Quel che deve valere sono: capacità progettuale, capacità organizzativa, capacità di aggregazione, di coinvolgimento, di leadership riconosciute dagli aderenti.
  2. Secondo punto fermo sono i capisaldi. La democrazia come principio dell’azione politica e della vita interna; la lotta alla mafia. Su questo punto voglio soffermarmi per ribadire la necessità che l’indipendentismo siciliano non mostri incertezze, esitazioni, distinguo di alcun tipo nel definire la mafia un cancro da estirpare e dimostri assoluta fermezza nel combatterla in ogni sua manifestazione. Dobbiamo allontanare da noi chiunque si esprima in modo compiacente nei confronti della mafia o dei mafiosi. Lo dico perché ho avuto purtroppo il dispiacere di leggere commenti di sedicenti indipendentisti che addirittura osannavano il “patriota” Matteo Messina Denaro. NON CADIAMO IN QUESTA TRAPPOLA MORTALE. La mafia, i suoi boss, i sui gregari, i suoi collusi, i suoi fiancheggiatori, sono criminali nemici della Sicilia e vanno condannati e combattuti soprattutto da chi vuole una Sicilia indipendente. Pippo Scianò inseriva in ogni suo comunicato il motto: “Si alla Sicilia, no alla mafia”.
  3. Terzo punto fermo: il progetto politico. Un organizzazione politica seria e indipendentista non può nascere se non avendo un progetto politico serio e indipendentista. Anche questa affermazione vi può sembrare ovvia e banale. Qualche giorno fa Fabio Cannizzaro ricordava il sessantesimo della istituzione della scuola media statale obbligatoria e gratuita. Condivido il suo punto di vista E proprio per questo penso che la scuola, pubblica, obbligatoria, gratuita e, soprattutto qualificata e qualificante debba essere il punto di partenza obbligato per un progetto serio e indipendentista. Non è questa la sede per approfondire il tema ma spero che presto ci siano occasioni per farlo.

La scuola, e l’università, la salute, l’economia, il lavoro, le infrastrutture devono essere i capitoli di un progetto politico che guardi a questi temi dal punto di vista di una Sicilia libera e indipendente. Un progetto che avanzi proposte dalla prospettiva della Repubblica Siciliana.

Sarebbe auspicabile queste proposte nascessero  dal confronto di idee, competenze e intelligenze provenienti non soltanto da ambienti indipendentisti o limitrofi, ma dal più ampio mondo delle eccellenze siciliane in ambito universitario, imprenditoriale, sindacale, sociale.

In questa direzione, nel solco tracciato da Pippo Scianò, l’associazione Sicilia Catalunya può svolgere un ruolo importante di catalizzatore di un processo di elaborazione e confronto tra realtà politiche e sociali diverse.

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